Lesioni Muscolari

da | 23 Lug, 2022

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Legende sulle lesioni muscolari

Se sei su questa pagina sicuramente ne avrai sentite moltissime di legende sul recupero dopo una lesione muscolare: dagli impacchi con erbe particolari, alla placenta di cavallo fino a macchinari miracolosi dai nomi più fantasiosi.

Nella mente di molti resta i ricordo di un attaccante della squadra di calcio dell’Atletico Madrid che, per giocare una finale di champions, andò in serbia per farsi curare da una sedicente dottoressa con la placenta di cavallo.

https://www.repubblica.it/sport/calcio/champions…

Risultato? Dopo pochissimi minuti fu costretto ad uscire.

Non credete quindi alle legende ma affidatevi alla scienza e alla coscienza di chi dovrebbe curarvi.

Tipi di lesioni muscolari

Attualmente si preferisce classificarle in base ai livelli anatomo-patologici di gravità:

  • Lesione di I grado: rottura di poche fibre muscolari (elongazione)
  • Lesione di II grado: rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari (distrazione)
  • Lesione di III grado: interruzione quasi totale del ventre muscolare (stiramento)
  • Lesione di IV grado: interruzione totale (strappo)

Come si curano

I protocolli per il trattamento delle lesioni muscolari: da P.R.I.C.E. a P.E.A.C.E. & L.O.V.E.

In caso di lesioni muscolari e infortuni che riguardano oltre i muscoli, anche tendini e articolazioni, adottare il trattamento riabilitativo più corretto può fare la differenza per la salute del paziente.
Dagli anni Novanta ad oggi sono stati adottati vari acronimi inglesi per capire come trattare le lesioni muscolari: P.R.I.C.E., P.O.L.I.C.E. e P.E.A.C.E. & L.O.V.E.
Capiamo meglio cosa prevedono con Bristot Federico, fisioterapista Azimut nella sede di Biella.

Qual era l’approccio adottato negli anni Novanta?

In quegli anni si faceva affidamento all’acronimo P.R.I.C.E.: protect, rest, ice, compression, elevation. In altre parole, le lesioni muscolari venivano trattate secondo un protocollo che prevedeva:

  • (P) protezione del muscolo infortunato – nelle prime 24-48 ore – e scarico dell’arto nelle prime ore successive all’infortunio
  • (R) riposo
  • (I) applicazione della crioterapia (ghiaccio)
  • (C) bendaggio compressivo
  • (E) elevazione dell’arto interessato

Qual è stato il passo successivo?

Nel 2012 è stato introdotto il protocollo P.O.L.I.C.E.: protection, optimal loading, ice, compression, elevation.
Sostanzialmente rimaneva tutto invariato rispetto al precedente trattamento, ad eccezione del secondo step – riposo – che è stato sostituito con l’optimal loading (carico ottimale). Prevedeva la stimolazione del processo di guarigione dei tessuti danneggiati con la giusta quantità di carico e di attività.

Come si è arrivati al protocollo P.E.A.C.E. & L.O.V.E.?

Nel corso degli anni il trattamento delle lesioni dei tessuti ha attirato l’attenzione della ricerca scientifica. A gennaio 2020 si è iniziato a parlare di P.E.A.C.E. & L.O.V.E. a seguito della pubblicazione sul British Journal of Sports Medicine, una delle riviste più autorevoli del settore.

In che cosa consiste?

P.E.A.C.E. (protection, elevation, avoid anti-inflammatories, compression, education) indica il trattamento da seguire nei primi 3-5 giorni a seguito dell’infortunio e comprende:

  • (P) protezione
  • (E) elevazione per favorire il riassorbimento dell’edema
  • (A) evitare farmaci anti-infiammatori per non ostacolare il processo fisiologico di riparazione
  • (C) compressione
  • (E) educazione del paziente

La fase L.O.V.E inizia dopo 5 giorni e prevede:

  • (L) carico dei tessuti – appena i sintomi lo permettono – con esercizi e movimenti utili per migliorare la tolleranza e la capacità di assorbire lo stress meccanico
  • (O) ottimismo: un atteggiamento positivo aiuta ad affrontare la riabilitazione
  • (V) vascolarizzazione per promuovere il flusso sanguigno
  • (E) esercizio, definito in base al meccanismo di infortunio.

In sintesi, quali sono le principali differenze?

In questo nuovo protocollo, il riposo viene sostituito dal carico ottimale (optimal loading), l’uso del ghiaccio è ridotto alle prime ore per la sua funzione analgesica e l’uso dei farmaci antinfiammatori viene gestito in maniera consapevole senza ostacolare il processo fisiologico di riparazione.

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